La felicità è lo stato d’animo positivo di chi ritiene soddisfatti tutti i propri desideri, la felicità, intesa come condizione (più o meno stabile) di soddisfazione totale, occupa un posto di rilievo nelle dottrine morali dell’antichità classica, tanto è vero che si usa indicarle come dottrine etiche eudemonistiche (dal greco eudaimonìa) solitamente tradotto come “felicità”. La felicità è quell’insieme di emozioni, sensazioni del corpo e dell’intelletto che portano gioia in determinate fasi della nostra Vita. Questo stato interiore, genera serenità, appagamento, ottimismo, eccitazione ed allontana ogni altra necessità o bisogno. Dal punto di vista psicologico, la felicità è il raggiungimento e la realizzazione di un desiderio, che sia intellettuale, materiale, psichico, fisico che affettivo ed emozionale. La felicità è relativa, in quanto viene percepita con pesi diversi, in base alla cultura di un individuo, alla sua età e del contesto ambientale. Da qualche tempo nei paesi occidentali, la “sensazione” di felicità, la associamo a necessità ne primarie, ne secondarie ma sovrastrutturate come, soldi, benessere, fama, successo e potere. Queste condizioni di lusso e piacere, ci danno sicurezza, divertimento istantaneo e ci fanno stare bene, una bella casa, una macchina lussuosa, un conto in banca di tutto rispetto. D’altro canto le cose materiali vanno e vengono, il successo può finire come il potere, e allora quello che credevamo fosse la felicità, in realtà era solo un diversivo per tenere la mente occupata, e cadiamo in depressione con conseguenze spesso drammatiche. Purtroppo, non mancano gli esempi di persone, potenti e famose,  apparentemente felici, che perdono tutto, avevano ricchezze da poter sanare debiti pubblici di qualche Stato, ed ogni “impalcatura” che rappresentava per loro la felicità, si è ora smontata. Forse, ora trascorreranno le giornate in uno stato apatico, oppure in silenzio per qualche ora tra i banchi di una Chiesa, con la speranza di un aiuto da parte dell’ultimo vero amico rimasto. Se non si trovano nuovi punti di riferimento, e la forza di ripartire, le cose peggioreranno, ma quando si realizza che soldi, fama e potere, erano solo illusione e piacere, il primo mattoncino è posato, per ricostruire una vera Vita felice. La psicologia più di tutte le altre discipline ha studiato il comportamento della psiche nello stato di felicità, osservando le manifestazioni comportamentali della felicità: sentimento di maggiore libertà, fiducia in sé stessi e negli altri, nonché ottimismo nei confronti della Vita. Capire i principi della felicità è già un grande inizio, ma  la cosa “apparentemente difficile” è essere felici sempre in ogni momento. Credo che il fatto di avere a disposizione cose, confort, e tecnologia, sia una benedizione per tutti noi, e grande merito va all’impegno e passione degli inventori, progettisti e costruttori. La tecnologia è nata per migliorare la Vita delle persone, per intrattenere, e per ricercare soluzioni in campo medico e scientifico,  importante per il benessere di tutti noi. Personalmente sono attratto dalla tecnologia e ne rimango affascinato quando ha scopi utili, e da quando ho acquistato un robottino, che  aiuta nelle pulizie di casa, un po’ di tempo lo posso dedicare per leggere un libro ad esempio. Il telefono cellulare con la “mela”, e le sue infinite applicazioni è una rivoluzione dal punto di vista della sincronizzazione multimediale, tutto sotto mano, musica, mail, foto, internet, agenda, e molte persone hanno trovato un lavoro vendendo le loro applicazioni alla casa di marchio. Ho anche la passione delle macchine e degli orologi, ma tutte cose che non ho mai associato alla felicità, perché la felicità per me è altro. Molte volte ci è capitato di dire:”mollo tutto e vado in un isola”, e c’è più di qualcuno che lo ha fatto davvero, ma non credo sia una soluzione per trovare pace e felicità. In questi casi si tende ad evadere dai momenti di alto stress, ma spesso sono solo condizioni momentanee che non riusciamo a gestire. Probabilmente in quell’isola caraibica dove non faremmo altro, che gustarci il panorama per tutto il giorno, dopo qualche tempo saremmo presi dal panico o dalla noia, e sentiremmo la mancanza di tastiere, cellulari e clacson. La confusione e l’irrequietudine è dentro la nostra mente, dobbiamo solo liberarla! Sono fermamente convinto che se vogliamo, possiamo continuare a farci sorprendere dalle cose materiali, e dalla tecnologia, ma senza farci distrarre dalle emozioni che davvero ci rendono felici. Le due cose posso convivere, basta  non farsi travolgere dal benessere apparente e soprattutto, essere allenati a perdere ogni cosa in qualsiasi momento, con la consapevolezza che ciò che rimarrebbe è la meraviglia della Vita da Vivere. Siamo convinti che la nostra Vita sarà migliore quando saremo sposati, quando avremo un bambino, e poi altro. Poi ancora ci sentiamo frustrati perché i nostri figli non sono abbastanza grandi e saremo più contenti quando lo diventeranno. In seguito siamo esasperati perché dobbiamo occuparci di adolescenti. Siamo convinti che saremo felici quando avranno superato questa fase della loro Vita. Ci diciamo che staremo meglio quando il nostro partner avrà risolto i suoi problemi, avremo un’automobile migliore, potremmo fare una bella vacanza, quando andremo in pensione. La verità è, non c’è momento migliore per essere felici di quello che stiamo vivendo. Se non ora, quando? Sembra ci sia sempre qualche cosa da risolvere prima di poter godere della felicità, qualche affare in sospeso, un debito da estinguere ma gli ostacoli non sono altro che la nostra Vita. Non esiste una via che porta alla felicità, la felicità è una Via. Per essere felici probabilmente dovremmo smettere di..aspettare di finire scuola, di tornare a scuola, di perdere 10kg, o prendere 10 kg,  che arrivi il venerdì, che arrivino le vacanze, finire di pagare il mutuo, che giunga primavera, di arrivare al primo del mese o al quindici del mese..

..e se non riusciamo a riconoscere la felicità, basta osservare un bambino o un cagnolino mentre giocano..

La felicità per me, è la somma delle sfumature della Vita. La felicità per me è La natura, Gli animali, Lo sport, La musica, La saggezza, Come i bimbi, Libero arbitrio, La coerenza, La Felicità, Migliorare. La felicità per me è restare affascinato da un tramonto, e accarezzare un cane, la felicità per me è dedicare la mia prima maratona a mia figlia Giorgia che nascerà.  La felicità per me è ascoltare musica, e incontrare persone sagge, la felicità per me è stupirmi come un bambino, la felicità per me è poter scegliere. La felicità per me è essere coerente, e migliorare. Inoltre la felicità per me è vedere due anziani per mano, la felicità per me è fare un presente semplice ma profondo ad un amico, la felicità per me è svegliarmi presto e meditare prima di andare al lavoro, la felicità per me è conoscere persone straordinarie ma semplici, la felicità per me è scorgere il sorriso di un bambino, e fare una gran fatica per poi arrivare al traguardo. La felicità per me è costruire questo sito, la felicità per me è vedere persone che applaudono al passaggio dei maratoneti anche sotto la pioggia. La felicità per me è stare assieme alle persone che mi vogliono bene, alle quali voglio bene, la felicità per me è stare assieme alle mie due nipotine, e ridere con Elena. La felicità per me è diventare padre, la felicità per me è vedere un nonno che parla al nipotino, la felicità per me è vedere una persona che sorprende un’altra persona. La felicità per me è vedere l’altro felice, la felicità per me è vedere al pronto soccorso, persone che si prendono cura del prossimo. In fine la felicità per me è semplicemente VIVERE.

 

Lettera sulla Felicità di Epicuro a Meneceo

Meneceo,
Mai si è troppo giovani o troppo vecchi per la conoscenza della felicità. A qualsiasi età è bello occuparsi del benessere dell’animo nostro.
Chi sostiene che non è ancora giunto il momento di dedicarsi alla conoscenza di essa, o che ormai è troppo tardi, è come se andasse dicendo che non è ancora il momento di essere felice, o che ormai è passata l’età. Ecco che da giovani come da vecchi è giusto che noi ci dedichiamo a conoscere la felicità. Per sentirci sempre giovani quando saremo avanti con gli anni in virtù del grato ricordo della felicità avuta in passato, e da giovani, irrobustiti in essa, per prepararci a non temere l’avvenire.
Cerchiamo di conoscere allora le cose che fanno la felicità, perché quando essa c’è tutto abbiamo, altrimenti tutto facciamo per possederla.
Pratica e medita le cose che ti ho sempre raccomandato: sono fondamentali per una vita felice.
Prima di tutto considera l’essenza del divino materia eterna e felice, come rettamente suggerisce la nozione di divinità che ci è innata. Non attribuire alla divinità niente che sia diverso dal sempre vivente o contrario a tutto ciò che è felice, vedi sempre in essa lo stato eterno congiunto alla felicità.
Gli dei esistono, è evidente a tutti, ma non sono come crede la gente comune, la quale è portata a tradire sempre la nozione innata che ne ha.
Perciò non è irreligioso chi rifiuta la religione popolare, ma colui che i giudizi del popolo attribuisce alla divinità.
Tali giudizi, che non ascoltano le nozioni ancestrali, innate, sono opinioni false. A seconda di come si pensa che gli dei siano, possono venire da loro le più grandi sofferenze come i beni più splendidi. Ma noi sappiamo che essi sono perfettamente felici, riconoscono i loro simili, e chi non è tale lo considerano estraneo.
Poi abituati a pensare che la morte non costituisce nulla per noi, dal momento che il godere e il soffrire sono entrambi nel sentire, e la morte altro non è che la sua assenza. L’esatta coscienza che la morte non significa nulla per noi rende godibile la mortalità della vita, senza l’inganno del tempo infinito che è indotto dal desiderio dell’immortalità.
Non esiste nulla di terribile nella vita per chi davvero sappia che nulla c’è da temere nel non vivere più. Perciò è sciocco chi sostiene di aver paura della morte, non tanto perché il suo arrivo lo farà soffrire, ma in quanto l’affligge la sua continua attesa. Ciò che una volta presente non ci turba, stoltamente atteso ci fa impazzire.
La morte, il più atroce dunque di tutti i mali, non esiste per noi. Quando noi viviamo la morte non c’è, quando c’è lei non ci siamo noi. Non è nulla né per i vivi né per i morti. Per i vivi non c’è, i morti non sono più. Invece la gente ora fugge la morte come il peggior male, ora la invoca come requie ai mali che vive.
Il vero saggio, come non gli dispiace vivere, così non teme di non vivere più. La vita per lui non è un male, né è un male il non vivere. Ma come dei cibi sceglie i migliori, non la quantità, così non il tempo più lungo si gode, ma il più dolce.
Chi ammonisce poi il giovane a vivere bene e il vecchio a ben morire è stolto non solo per la dolcezza che c’è sempre nella vita, anche da vecchi, ma perché una sola è la meditazione di una vita bella e di una bella morte.
Ancora peggio chi va dicendo: bello non essere mal nato, ma, nato, al più presto varcare la soglia della morte.

Se è così convinto perché non se ne va da questo mondo? Nessuno glielo vieta se è veramente il suo desiderio. Invece se lo dice così per dire fa meglio a cambiare argomento.
Ricordiamoci poi che il futuro non è del tutto nostro, ma neanche del tutto non nostro. Solo così possiamo non aspettarci che assolutamente s’avveri, né allo stesso modo disperare del contrario.
Così pure teniamo presente che per quanto riguarda i desideri, solo alcuni sono naturali, altri sono inutili, e fra i naturali solo alcuni quelli proprio necessari, altri naturali soltanto. Ma fra i necessari certi sono fondamentali per la felicità, altri per il benessere fisico, altri per la stessa vita.
Una ferma conoscenza dei desideri fa ricondurre ogni scelta o rifiuto al benessere del corpo e alla perfetta serenità dell’animo, perché questo è il compito della vita felice, a questo noi indirizziamo ogni nostra azione, al fine di allontanarci dalla sofferenza e dall’ansia.
Una volta raggiunto questo stato ogni bufera interna cessa, perché il nostro organismo vitale non è più bisognoso di alcuna cosa, altro non deve cercare per il bene dell’animo e del corpo. Infatti proviamo bisogno del piacere quando soffriamo per la mancanza di esso. Quando invece non soffriamo non ne abbiamo bisogno.

Per questo noi riteniamo il piacere principio e fine della vita felice, perché lo abbiamo riconosciuto bene primo e a noi congenito. Ad esso ci ispiriamo per ogni atto di scelta o di rifiuto, e scegliamo ogni bene in base al sentimento del piacere e del dolore.
E’ bene primario e naturale per noi, per questo non scegliamo ogni piacere. Talvolta conviene tralasciarne alcuni da cui può venirci più male che bene, e giudicare alcune sofferenze preferibili ai piaceri stessi se un piacere più grande possiamo provare dopo averle sopportate a lungo.
Ogni piacere dunque è bene per sua intima natura, ma noi non li scegliamo tutti. Allo stesso modo ogni dolore è male, ma non tutti sono sempre da fuggire.
Bisogna giudicare gli uni e gli altri in base alla considerazione degli utili e dei danni. Certe volte sperimentiamo che il bene si rivela per noi un male, invece il male un bene.
Consideriamo inoltre una gran cosa l’indipendenza dai bisogni non perché sempre ci si debba accontentare del poco, ma per godere anche di questo poco se ci capita di non avere molto, convinti come siamo che l’abbondanza si gode con più dolcezza se meno da essa dipendiamo. In fondo ciò che veramente serve non è difficile a trovarsi, l’inutile è difficile.
I sapori semplici danno lo stesso piacere dei più raffinati, l’acqua e un pezzo di pane fanno il piacere più pieno a chi ne manca.
Saper vivere di poco non solo porta salute e ci fa privi d’apprensione verso i bisogni della vita ma anche, quando ad intervalli ci capita di menare un’esistenza ricca, ci fa apprezzare meglio questa condizione e indifferenti verso gli scherzi della sorte.
Quando dunque diciamo che il bene è il piacere, non intendiamo il semplice piacere dei goderecci, come credono coloro che ignorano il nostro pensiero, o lo avversano, o lo interpretano male, ma quanto aiuta il corpo a non soffrire e l’animo a essere sereno.
Perché non sono di per se stessi i banchetti, le feste, il godersi fanciulli e donne, i buoni pesci e tutto quanto può offrire una ricca tavola che fanno la dolcezza della vita felice, ma il lucido esame delle cause di ogni scelta o rifiuto, al fine di respingere i falsi condizionamenti che sono per l’animo causa di immensa sofferenza.
Di tutto questo, principio e bene supremo è l’intelligenza delle cose, perciò tale genere di intelligenza è anche più apprezzabile della stessa filosofia, è madre di tutte le altre virtù. Essa ci aiuta a comprendere che non si dà vita felice senza che sia intelligente, bella e giusta, né vita intelligente, bella e giusta priva di felicità, perché le virtù sono connaturate alla felicità e da questa inseparabili.
Chi suscita più ammirazione di colui che ha un’opinione corretta e reverente riguardo agli dei, nessun timore della morte, chiara coscienza del senso della natura, che tutti i beni che realmente servono sono facilmente procacciabili, che i mali se affliggono duramente affliggono per poco, altrimenti se lo fanno a lungo vuol dire che si possono sopportare ?
Questo genere d’uomo sa anche che è vana opinione credere il fato padrone di tutto, come fanno alcuni, perché le cose accadono o per necessità, o per arbitrio della fortuna, o per arbitrio nostro. La necessità è irresponsabile, la fortuna instabile, invece il nostro arbitrio è libero, per questo può meritarsi biasimo o lode.
Piuttosto che essere schiavi del destino dei fisici, era meglio allora credere ai racconti degli dei, che almeno offrono la speranza di placarli con le preghiere, invece dell’atroce, inflessibile necessità.
La fortuna per il saggio non è una divinità come per la massa – la divinità non fa nulla a caso – e neppure qualcosa priva di consistenza. Non crede che essa dia agli uomini alcun bene o male determinante per la vita felice, ma sa che può offrire l’avvio a grandi beni o mali.
Però è meglio essere senza fortuna ma saggi che fortunati e stolti, e nella pratica è preferibile che un bel progetto non vada in porto piuttosto che abbia successo un progetto dissennato.
Medita giorno e notte tutte queste cose e altre congeneri, con te stesso e con chi ti è simile, e mai sarai preda dell’ansia. Vivrai invece come un dio fra gli uomini.
Non sembra più nemmeno mortale l’uomo che vive fra beni immortali.

 


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