Per l’uomo primitivo l’attività fisica, prima dell’agonismo dei nostri giorni, era solamente un modo molto utile per migliorare la propria conoscenza della natura e la padronanza dell’ambiente che lo circondava. Le esercitazioni, in un primo tempo singole, successivamente divennero collettive. L’esercizio più diffuso e più antico era la corsa, alla quale si aggiunsero, subito dopo, i lanci e i salti, utili per la caccia e per le guerre. Ben presto emersero altre manifestazioni indispensabili per la sopravvivenza, dalle quali derivarono il nuoto, la canoa, l’equitazione, la lotta, il pugilato, la scherma contemporanee. In seguito si aggiunsero giochi con palle, costituite di erba e di grossi frutti. Inizialmente queste manifestazioni non mostravano caratteristiche prevalentemente agonistiche, bensì soprattutto quelle di gioco e di intrattenimento.

In tempi successivi, gli esercizi assunsero un duplice aspetto: quello medico-spirituale-ginnico sviluppato maggiormente in Oriente, e quello atletico-rituale prosperante nel bacino del Mediterraneo. In Occidente prevalsero l’aspetto atletico, la cura del vigore muscolare e la resistenza alle fatiche a fini militari.

I primi giochi olimpici, risalgono nel776 a.C. ad Olimpia in Grecia. All’inizio era principalmente una manifestazione locale e veniva disputata unicamente un’antica gara di corsa. Poi si aggiunsero altri sport e i Giochi arrivarono a comprendere corsa, pugilato, lotta e pentathlon (equitazione, scherma, tiro a segno, nuoto 200mt e corsa 3.000mt).

I Giochi divennero lentamente sempre più importanti in tutta la Grecia antica, raggiungendo l’apice nel VI secolo a.C. e nel V secolo a.C. Le Olimpiadi avevano anche un’importanza religiosa, in quanto si svolgevano in onore di Zeus, una statua del quale si trovava ad Olimpia. I giochi si tenevano ogni quattro anni e il periodo divenne noto come Olimpiade, addirittura per tutta la durata dei giochi, tre giorni venivano sospese le guerre in tuttala Grecia (Tregua Olimpica). La competizione più famosa di tutte è in assoluto la Maratona, 42 chilometri e195 metri, distanza tra la Città di Maratona ed Atene. Filippide un soldato greco, portò a termine la corsa per annunciare al consiglio, che i persiani erano stati sconfitti, morendo poco dopo stremato dalla fatica. In ricordo di questo evento la gara di Maratona è stata inserita nell’olimpiade moderna svoltasi per la prima volta nel 1896 ad Atene; la distanza di 42 km195mt fu decisa dopo aver calcolato con strumenti moderni la distanza che aveva percorso Filippide, più precisamente lungo il percorso che va dal ponte di Maratona allo stadio Panathinaiko di Athene. Nello stesso periodo il numero di sport contemplati erano 5 (atletica leggera, ciclismo, scherma, ginnastica e nuoto).

Ancora oggi l’evento sportivo più atteso e seguito al Mondo è il Gioco delle Olimpiadi, negli anni si sono aggiunti molti sport sia individuali che di squadra, 26 discipline ai Giochi Olimpici estivi e 7 attività ammesse ai Giochi Olimpici invernali.

Sport nel programma olimpico

Giochi olimpici estivi

Sport

Disciplina

Atletica leggera  Atletica leggera
Badminton  Badminton
Calcio  Calcio
Canoa  Canoa (in acque libere)
 Canoa (slalom)
Canottaggio  Canottaggio
Ciclismo  Ciclismo su strada
 Ciclismo su pista
 Mountain bike
 BMX
Equitazione  Equitazione
Ginnastica  Ginnastica artistica
 Ginnastica ritmica
 Trampolino elastico
Hockey su prato  Hockey su prato
Judo  Judo
Lotta  Lotta
Pallacanestro  Pallacanestro
Pallamano  Pallamano
Pallavolo  Pallavolo
 Beach volley
Pentathlon moderno  Pentathlon moderno
Pugilato  Pugilato
Scherma  Scherma
Sollevamento pesi  Sollevamento pesi
Sport acquatici  Nuoto
 Nuoto sincronizzato
 Pallanuoto
 Tuffi
Taekwondo  Taekwondo
Tennis  Tennis
Tennis tavolo  Tennis tavolo
Tiro  Tiro a segno/volo
Tiro con l’arco  Tiro con l’arco
Triathlon  Triathlon
Vela  Vela

 

Giochi olimpici invernali

Sport

Disciplina

Discipline con gli sci  Combinata nordica
 Freestyle
 Salto con gli sci
 Sci alpino
 Sci di fondo
 Snowboard
Discipline coi pattini  Pattinaggio di figura
 Pattinaggio di velocità
 Short track
Discipline con la slitta  Bob
 Skeleton
Biathlon  Biathlon
Curling  Curling
Hockey su ghiaccio  Hockey su ghiaccio
Slittino  Slittino

 

Reputo fondamentale ogni tipo di sport si voglia intraprendere, sia individuale che di squadra. Nel primo caso l’atleta, nonostante sia seguito dal personal trainer, e faccia comunque parte di una squadra, svolge allenamenti molto duri e spesso in solitario. I parametri per migliorare sono confrontati con se stesso, grazie al monitoraggio di strumenti tecnologici, come ad esempio il cronometro, ed il cardiofrequenzimetro spesso integrato ad un orologio gps da polso. Questi strumenti di precisione,  localizzano l’esatta posizione dello sportivo, calcolando le distanze e calorie consumate. Negli sport individuali oltre al fisico, è messo a dura prova anche lo stato psicologico dell’atleta, perché durante una competizione è solo, ed il carico di tensione e responsabilità è molto alto. L’atleta durante le gare, ed in particolare alla partecipazione dell’evento sportivo più atteso, le Olimpiadi, si sente maggiormente responsabile della sua performance. Infatti deve trovare riscontro  con la lunga preparazione portata a termine nei mesi addietro, e sa che non dovrà deludere i propri allenatori, tifosi e la bandiera del paese di appartenenza per la quale “si batte”! Senza nulla togliere agli sport di squadra,  l’individuo mentre gareggia da solo, credo abbia una capacità maggiore di introspezione psico-fisica ed un senso di determinazione molto forte, in quanto la sfida prima di tutto è con se stesso. Ci tengo a ricordare Jury Chechi “il Signore degli Anelli”, (www.jurychechi.it) che ho avuto la fortuna di conoscere, ginnasta nato a Prato dell’anno 1969. Da bambino, piccolo di statura e magrolino, non è certo dotato di un fisico che fa presumere una carriera sportiva. La sorella però frequenta una palestra di ginnastica artistica la Società Ginnastica Etruria di Prato, e Jury finisce per appassionarsi a questo sport, così a sette anni i genitori decidono di iscrivere anche lui. Nel 1977 Jury, centra il primo di una serie di innumerevoli successi come ginnasta poi specializzatosi nella disciplina degli anelli, sotto la guida del suo allenatore Bruno Franceschetti. Nella sua carriera interrotta in due riprese da infortunio, conquista 16 medaglie d’oro di cui 1 alle olimpiadi di Atlanta 1996, e solo 3 di bronzo. Una vita sportiva davvero intensa quella di questo grande campione italiano, un’appassionato dello sport in generale visto che è anche pilota di Kart. Il mondo dei motori a due e quattro ruote è considerato sport a tutti gli effetti, dai pionieri che consumavano pneumatici sugli asfalti, con caschi in pelle, ai grandi di oggi con tanto di tecnologia integrata. Ne abbiamo viste di sfide memorabili con le grandi leggende motoristiche e le loro vite straordinarie. Nell’automobilismo e motociclismo, otre ad una grande preparazione fisica , e psicologica del pilota, il tratto distintivo principale è il coraggio. “Missili” che viaggiano ben oltre i 300km/h, un uomo ai comandi e sangue freddo, questo è ciò che accade nei circuiti di tutto il Mondo. Purtroppo gli incidenti non sono mancati e continueranno ad esserci, alcuni impressi nei nostri occhi. Ma nonostante nel temperamento di ognuno di loro, ci sia un po di incoscienza, adrenalina e passione allo stato puro per i motori, sono consapevoli nel loro profondo, che in ogni istante tutto può accadere durante una corsa. La puzza di benzina è talmente entrata nel DNA di questi “eroi”, che neanche le perdite dei “colleghi” fraterni sull’asfalto, possono fermarli. Il dolore è inspiegabile, questa è l’altra triste faccia della medaglia, ma si continua in pista, perché il pilota è nato per fare il pilota! A volte spinti dai genitori, ma nella maggior parte dei casi, è un richiamo che viene dall’anima di questi “mini piloti” di 4 anni, salire su un kart e dare tutto gas. L’attuale campione italiano/europeo di kart con terzo titolo mondiale, è un caro amico di un paese dell’Alto Adige, Renon.  Fabian Federer  anno ’89, all’ eta’ di 10 anni a Bolzano prova a correre in una pista pubblica di GoKart . Il padre capisce subito che il piccolo Fabian e’ piu’ che dotato. Da allora Fabian non smette più di guidare i Kart pubblici e cosi il padre Josef gli compra il primo Kart privato 60cc Mini. Nel 2002 seguono le prime gare. Nel 2003 scende nella categoria 100cc Junior e si manifestano i primi successi. Nell’ anno 2007 Fabian sale nella calsse regina KZ2 125cc. e in quell’anno Fabian e’ riuscito davvero a sfondare tra i fuoriclasse insieme al suo Team “Südtirol Kart” (www.suedtirol-kart.it). Pochi sono i mezzi finanziari per questa squadra, dove nel mondo dei motori è d’obbligo avere la “valigetta piena” per andare avanti. Nel caso di Fabian, per far affiorare il campione, è bastato l’aiuto di pochi sponsor, meccanici, amici  e soprattutto l’impegno e sacrifici di papà Josef e del suo Team Manager, Andreas. Fabian un ragazzo semplice, responsabile umile di buona volontà, che lavora in fabbrica sta dedicando la sua Vita a questo Mondo, facendo tanti sacrifici, e rinunciando a molte cose, ma non al suo sogno.. correre con il Kart e diventare un campione.Nel Mondo dello sport vincere è l’obiettivo principale, e la vittoria genera delle scosse di adrenalina, che attraversano l’intero corpo dell’atleta,  team e spettatore. Ma al di là del risultato, resto sempre colpito dal lato umano dei veri grandi dello sport, e la loro umiltà. Credo inoltre, che la coppa sia il corrispettivo dei sacrifici sostenuti dall’atleta, ma ciò che resta nei cuori delle persone, è l’uomo oltre che le grandi vittorie che hanno fatto la storia.Uno degli sportivi più umili che abbia mai conosciuto, è di certo Roberto Baggio (www.robertobaggio.com), un semplice ragazzo, rimasto semplice. Nonostante la sua fama planetaria, considerato uno dei migliori giocatori della storia del calcio mondiale, occupa la 16ª posizione (primo italiano) nella speciale classifica dei migliori calciatori del XX secolo. In Nazionale conta 56 presenze e 27 gol, che lo collocano al quarto posto tra i realizzatori in maglia azzurra, a pari merito con Alessandro Del Piero.  È l’unico calciatore italiano ad aver segnato in tre diverse edizioni dei Campionati del mondo (1990, 1994, 1998). È stato vice campione del Mondo nel 1994 e ha raggiunto il terzo posto ai Mondiali nel 1990. Nel 2002 è stato inserito nel FIFA World Cup Dream Team, selezione formata dai migliori undici giocatori della storia dei Mondiali. A livello individuale, ha conseguito numerosi riconoscimenti, aggiudicandosi tra l’altro il Pallone d’oro 1993 (uno dei 5 italiani ad essere stato premiato con il Pallone d’oro assieme a (Omar Sivori, Gianni Rivera, Paolo Rossi e Fabio Cannavaro), anno in cui è stato eletto anche FIFA World Player da una giuria composta dai commissari tecnici e dai capitani delle Nazionali  di tutti i continenti. È uno dei 6 calciatori (gli altri sono  Giovanni Ferrari, Riccardo Toros, Eraldo Mancin, Alessandro Orlando e Andrea Pirlo) ad aver vinto due scudetti consecutivi con due differenti squadre in Italia. Partito con la squadra del Caldogno, in seguito approdato nel Vicenza poi lanciato in Fiorentina, Juventus, Milan, Bologna, Inter e Brescia.  Il grande Baggio, è stato attore in Nazionale e nei Mondiali nel 1990 ricordiamo il memorabile goal  considerato il più bello del Mondiale e settimo nella classifica del più grande nella storia della Coppa del Mondo FIFA, partendo da metà campo e dribblando mezza squadra cecoslovacca. Nella finale per il terzo posto, disputata a Bari, contro l’Inghilterra, mette a segno un altro gol dopo aver astutamente rubato la palla al portiere inglese  Peter Shilton. La partita finisce 2-1 per gli azzurri che si aggiudicano così il terzo posto nel Mondiale casalingo. Resta nella memoria dei tifosi che, nella medesima partita, fece un’altruistica scelta di far tirare il calcio di rigore decisivo a Schillaci, in modo da permettergli di vincere la classifica dei marcatori del torneo con 6 gol. Una carriera da favola che si offusca per qualche istante in quella partita decisiva ai Mondiali ’94 Italia-Brasile, il “codino” già debilitato da dolori alla gamba, si prende la responsabilità del rigore decisivo che purtroppo non va a buon fine, portando il Brasile alla Vittoria. Ma non è questo che è rimasto nella memoria di tutti, cioè l’errore di Roberto Baggio, al contrario ciò che ha lasciato nei cuori delle persone, è l’uomo umile, straordinario, ma semplice nello stesso tempo, che ha vissuto la sua grande popolarità, nell’ombra del teleobiettivo dei rotocalchi, dedicando la sua vita alla famiglia e alle missioni umanitarie che attualmente ancora svolge.

Da qualche anno mi sono appassionato all’atletica leggera, in particolare al podismo. Ho partecipato ad alcune competizioni con distanze 10km/15km ed alcune mezze maratone (km 21,097), il mio miglior tempo per quest’ultima distanza, è 2:05 ore, ma si può fare molto meglio, c’è chi ci impiega la metà, dipende dall’impegno che ci si mette e dai risultati che si vogliono ottenere. Per raggiungere degli obiettivi, è necessario non solo impegnarsi moltissimo, ma stilare un programma, metterlo in pratica e monitorarlo. Il 15 aprile 2012 ho deciso di partecipare alla mia prima maratona di Milano (Milano City Marathon), con l’intento di completarla, dedicando l’immenso sforzo a Giorgia, mia figlia ancora in grembo. Per questo evento, ho preparato un programma di quasi tre mesi di allenamento specifico alla sera attorno al quartiere con “piletta” sulla fronte. Sono soggetto a problemi di cartilagine al ginocchio, in più accuso spesso crampi alle gambe, che mi aggrediscono già nei primi chilometri di corsa, e l’idea di riuscire a percorrere 42,195km a volte è stato un miraggio. Il pensiero di correre per la nuova Vita di mia figlia e contribuire solidalmente alla “maratona delle maratone” di Elena con la sua gravidanza, mi ha regalato nuove gambe e nuovi muscoli durante quegli allenamenti. Il giorno fatidico, assieme agli amici fraterni Carlo e Luisa, che mi hanno incoraggiato e sostenuto, abbiamo condotto quella che era la sfida sportiva e significativa più importante della mia Vita. Condizioni meteo pessime, dolori su ogni centimetro della mia pelle, crampi gestiti non so come, ed al 30°km, dopo oltre 3 ore di corsa la crisi psicologica. In quei momenti durante gli sforzi, ho capito che il fisico e la preparazione, giocano un ruolo molto importante, ma quello della mente è fondamentale per concludere le competizioni. Dopo qualche chilometro di recupero e sconforto con il pensiero di non farcela, ho incontrato Alessandro e Monica, anche loro con lo stesso obiettivo, arrivare al traguardo. Stremati e inzuppati, causa pioggia battente per tutto il giorno, ci siamo avvicinati visto che l’andatura era simile, ed abbiamo percorso gli interminabili chilometri rimasti, con le ultime forze a disposizione. Ci siamo incitati a vicenda scambiandoci parole di conforto per distogliere la mente dal dolore, concludendo la nostra dura prova, tagliando il traguardo per mano come amici di sempre. Una volta realizzato che era davvero finita, (4,57h) ci siamo abbracciati pieni di felicità con un forte senso di commozione. Nulla a confronto di grandi imprese come l’attraversamento dei deserti, o le scalate dove l’ossigeno viene a mancare, ma non importa, questa era la mia grande sfida per la cosa più bella che mi poteva capitare la nascita di mia figlia!

Personalmente fin da bambino ho praticato molti tipi di sport grazie ai miei genitori che mi hanno “sponsorizzato” (bmx, skateboard, mountain bike, pattini su strada e su ghiaccio, hockey, tennis, sci, snowboard, windsurf, nuoto), ma lo sport che mi ha dato di più, è quello di squadra in particolare la pallamano. Uno sport molto attivo e duro, dove il contatto fisico ma anche strategia sono alla base di questa disciplina. Gli sport di squadra sono attività che formano oltre che il fisico, la personalità degli individui soprattutto in età adolescenziale, e si innescano dei meccanismi sociali e psicologici. I ragazzi fanno grandi amicizie condividendo ore di allenamenti, fatiche, spogliatoi e viaggi di trasferta con i propri compagni. Hanno  l’occasione di misurarsi con se stessi e gli altri, mettendo a dura prova il fisico, assaggiando la competizione. L’allenatore ha un ruolo non facile da gestire, perché oltre alla conoscenza della materia e professionalità che mette a disposizione,  deve tener conto degli equilibri del singolo che compone la squadra, sia dal punto di vista fisico che psicologico. I ragazzi imparano a conoscere il senso della fatica, del sacrificio, della vittoria e della sconfitta, il rispetto viene di conseguenza! Le emozioni che si vivono in una squadra, sono forti tanto quanto negli sport individuali, ma qui le partite decisive provocano un senso di unione e forza nel gruppo, dove si “rema” nella stessa direzione verso un unico obiettivo, vincere! Lo sport in generale, dal punto di vista umano, regala emozioni uniche che vanno oltre l’obiettivo. Durante alcune gare podistiche, quando vedo certi ultra settantenni davanti a me con la loro forza fisica, volontà e tenacia, mi commuovo ma allo stesso tempo mi carica di speranza. Per me è una conferma, che la Vita è meravigliosa ad ogni età, e va vissuta al pieno! Nutro molta ammirazione per i miei genitori ed i loro amici, con le lunghe passeggiate in alta quota, e sono convinto che certi “ragazzotti”, probabilmente non riuscirebbero stargli al passo, adagiati troppo spesso sul divano tra TV e videogiochi! Lo sport con le sue sane regole e disciplina, è una “medicina” per tutti, educa ed accompagna la crescita dell’adolescente, e rinvigorisce chi ha qualche anno in più, certo anche l’alimentazione gioca il suo ruolo per il benessere psicofisico! Spesso per poco tempo ma soprattutto per pigrizia mentale, ci alimentiamo in modo poco “ordinato”, ricorrendo troppe volte a fastfood o cibi industriali, che ingeriti troppo di frequente possono creare qualche scompenso oltre a generare “rotolini” sui fianchi. Ma la mente umana per “deformazione professionale”, tende a cercare sempre una soluzione, e spesso la più comoda, dunque ci mettiamo in regola giusto per la prova costume nel periodo estivo. Mi viene in mente un cartone animato della Pixar in cooperazione con Walt Disney, molto divertente e pieno di significati con una chiave di lettura molto sottile. Il film WALL-E che porta il nome del protagonista, è ambientato nel futuro dove il genere umano dopo aver maltrattato, inquinato e sporcato completamente  il nostro pianeta, decide di emigrare per un lungo periodo e galleggiare nello spazio ospitati da enormi navi spaziali con ogni confort a bordo. Mentre Wall-E il simpatico robottino spazzino, è rimasto nella Terra con il compito di ripulirla, gli abitanti del futuro trascorrono le giornate, abbuffandosi di cibo. Senza fare un minimo sforzo, aumentano così i propri chili a tal punto da non riuscire più a camminare,  costretti a scorazzare con lussuose e velocissime fluttuanti poltrone elettriche. Gli autori visionari, hanno di sicuro voluto estremizzare la pigrizia e l’utilizzo eccessivo della tecnologia-confortevole a discapito della salute fisica e psicologica delle persone! Ma per fortuna non siamo a questi livelli per il momento, come sempre sta a noi la scelta. Grandi sportivi purtroppo non hanno avuto la possibilità di scegliere la propria condizione fisica, mi riferisco ad Alex Zanardi, (www.alex-zanardi.com) pilota di formula1, poi nel campionato IndyCar (formula Indy), coinvolto nel 2001 in un drammatico incidente in Germania circuito di Lausitzring. Alex ebbe sette arresti cardiaci, e restò per 55 minuti con meno di un litro di sangue in corpo, subì svariate operazioni e l’amputazione di entrambe le gambe. Ciò che gli è rimasto è il sorriso, la forza di Vivere e la volontà di proseguire con le sue attività sportive di ogni tipo, adattandosi al suo nuovo corpo portando grandi risultati! Nell’automobilismo è stato al via in 41 Gran Premi di Formula 1, si è laureato campione cart 1997 e 1998, e campione italiano superturismo nel 2005. Nell’handbike ha invece conquistato un argento iridato a cronometro e punta Londra 2012! Io e mio cognato Andrea, (che dello sport ne ha fatto oltre che una grande passione, una professione), abbiamo avuto l’onore di conoscere Alex in un negozio sportivo di Asiago, mentre sceglieva delle scarpe assieme a sua moglie. Ci siamo avvicinati timidamente per chiedergli un autografo, e ciò che ci ha colpito oltre al suo sorriso, è stata la sua gentilezza, disponibilità e umiltà, del resto un vero sportivo lascia sempre il segno!! -

Intervista da il quotidiano LIBERO

La vita è un percorso lungo, dal quale s’impara sempre qualche cosa, eppure siamo consapevoli che moriremo ignoranti perché non si può imparare tutto. Quanto mi è accaduto mi ha arricchito di esperienze che altrimenti avrei completamente ignorato. Certo ci sono state molte difficoltà, ma anche tante soddisfazioni e alla fine non ho alcun rimpianto per quello che mi è accaduto”.A.Zanardi

 

Un’altra icona di Vita è sicuramente Beatrice Vio “Bebe” (www.facebook.com/BeatriceVioOfficialPage) una ragazza veneta del ‘97, giovane promessa della scherma, nel 2008 dopo essere stata colpita da una meningite fulminante che le causò una terri­bile crisi settica, nel giro di poche ore, deva­stò il suo corpo con delle emorragie in­terne subendo l’amputazione degli arti superiori ed inferiori. Nonostante il dramma, Bebe non ha perso il sorriso, la forza di Vivere e la passione per il suo amato sport, continuando ad allenarsi raggiungendo importanti traguardi. Anche per lei l’appuntamento è a Londra 2012 come tedofora alle Paraolimpiadi. Nel corso degli anni, è divenuta tradizione far compiere a famosi atleti o ex-atleti, l’ultimo tratto con la fiaccola olimpica!

Venerdì 11 Maggio 2012 – 12:13

BRUXELLES- «Sono fortunata», con queste parole Beatrice Vio, giovane promessa della scherma a cui le sono state amputate gambe e braccia, ha commosso il parlamento europeo. 
L’incontro tra Bebe e Schulz è avvenuto a Bruxelles durante un meeting sulla difficile realtà e sui diritti dei minori disabili, promosso dall’Alleanza del Parlamento europeo per i diritti dei bambini e appoggiato dall’Unicef, organizzato dai vicepresidenti dell’Europarlamento Ue Roberta Angelilli e Edward McMillan-Scott.
La piccola ha raccontato la sua storia e la tenacia che ha avuto nel portare avanti il suo sogno di diventare una schermitrice, ha poi dichiarato davanti a tutti di sentirsi molto fortunata. 

Fabrizio Macchi, ancora giovanissimo all’età di 16anni  scoprì, dopo aver preso un colpo al ginocchio il cui dolore non passava, di avere un tumore osseo. Nonostante i numerosi interventi e i cicli di chemioterapia a sedici anni subì l’amputazione della gamba sinistra.

Lasciato l’ospedale iniziò a praticare diversi sport. Nel 1991 partecipò alla maratona di New York mentre tra il 1993 e il 1995 vinse tre campionati italiani nel salto in alto e altrettanti nel salto in lungo. Nel 1996 fu apripista di Alberto Tomba ai campionati del mondo del Sestriere e l’anno successivo vinse la medaglia di bronzo ai campionati del mondo di canottaggio. Passato al ciclismo, e attivo sia su pista che su strada, ha vinto, ad oggi, 10 medaglie Mondiali oro nel 2009 e 2010 a cronometro. Nel 2011 sul Velodromo di Montichiari conquista l’argento nell’inseguimeto. Sempre nel 2011 a Roskilde – Danimarca argento nella cronometro. 4 medaglie Europee e 26 Campionati Italiani. Ha partecipato ai giochi paralimpici nel 2000 a Sydney, nel 2004 ad Atene in cui vinse la medaglia di bronzo nell’inseguimento LC 3 e nel 2008 a Pechino.

dal sito ufficiale www.fabriziomacchi.com

La mia seconda vita 

Quando finalmente arrivò il giorno in cui dovevo essere dimesso, non sapevo come comportarmi: da un lato ero raggiante di poter infine rivivere al sole e all’aria, da un altro però avevo paura per il mio futuro. Il ritorno alla vita normale mi spaventava.
Ma la mia risposta fu ancora una volta positiva.
Decisi di affrontare il mondo e appena fuori cercai di riprendere immediatamente i contatti con i miei vecchi amici. Allo stesso tempo mi impegnai in tutta una serie di attività: tantissima fisioterapia, molte ore di sport, e mi obbligai a far di tutto per cercare di recuperare il morale oltre che le forze.
Fortunatamente continuavo ad avere alle spalle una famiglia che mi sosteneva moltissimo.Tanto che ancora adesso, nonostante mio padre sia morto oramai da parecchi anni, continuo a sentire la sua forza vicino, e seguita ad essere lui la persona che mi dava più stimoli e forza morale.
So, in fin dei conti, di essere una persona fortunata e serena e di essere circondato dall’affetto di persone eccezionali.
Credo che l’amore è la grande forza che ti aiuta nella vita, è la carica che hai tutte le mattine appena ti svegli e che…ti fa andare avanti.
In più, lo sport mi sta dando grandi soddisfazioni.
Le stesse, nonostante tante vicissitudini, che sognavo da ragazzo.

Altri ancora, sono i nomi noti di persone straordinarie come loro, ma tanti ancora sono sconosciuti, forse non praticano sport a questi livelli, oppure per niente, ma una cosa c’è l’hanno in comune, la forza di affrontare la Vita cercando di vedere Sole sempre e comunque!

Gli Sport paralimpici, con un termine generico, comprendono una vasta gamma di attività sportive per persone con disabilità fisiche. Consentono a molte persone con disabilità fisiche, partecipare ad attività sportive e ricreative a vari livelli. Questi sport sono organizzati e gestiti sotto la supervisione del Comitato Paralimpico Internazionale (International Paralympic Committe, IPC) e di altre federazioni sportive internazionali. Il medico britannico  Ludwig Guttmann, organizzò una competizione sportiva nel 1948, conosciuta come Giochi di Stoke Mandeville, per veterani della seconda guerra mondiale con danni alla colonna vertebrale; nel 1952 anche atleti olandesi parteciparono ai giochi, dandogli un carattere internazionale. La competizione prendeva il nome da, Stoke Mandeville la cittadina del Buckinghamshire che ospitava annualmente tali gare.

Nel 1958 il medico italiano Antonio Maglio, direttore del centro paraplegici dell’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL), propose a Guttmann di disputare l’edizione del 1960 a Roma, che nello stesso anno avrebbe ospitato la XVII Olimpiade. I “IX Giochi Internazionali per Paraplegici” di Roma 1960, ovvero la nona edizione internazionale dei Giochi di Stoke Mandeville, vennero posteriormente riconosciuti come i Giochi Paralimpici estivi nel 1984, quando il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) approvò la denominazione “Giochi Paralimpici”.

 Discipline ai Giochi paralimpici estivi

Discipline ai Giochi paralimpici invernali

 

 


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