Per l’uomo primitivo l’attività fisica, prima dell’agonismo dei nostri giorni, era solamente un modo molto utile per migliorare la propria conoscenza della natura e la padronanza dell’ambiente che lo circondava. Le esercitazioni, in un primo tempo singole, successivamente divennero collettive. L’esercizio più diffuso e più antico era la corsa, alla quale si aggiunsero, subito dopo, i lanci e i salti, utili per la caccia e per le guerre. Ben presto emersero altre manifestazioni indispensabili per la sopravvivenza, dalle quali derivarono il nuoto, la canoa, l’equitazione, la lotta, il pugilato, la scherma contemporanee. In seguito si aggiunsero giochi con palle, costituite di erba e di grossi frutti. Inizialmente queste manifestazioni non mostravano caratteristiche prevalentemente agonistiche, bensì soprattutto quelle di gioco e di intrattenimento.
In tempi successivi, gli esercizi assunsero un duplice aspetto: quello medico-spirituale-ginnico sviluppato maggiormente in Oriente, e quello atletico-rituale prosperante nel bacino del Mediterraneo. In Occidente prevalsero l’aspetto atletico, la cura del vigore muscolare e la resistenza alle fatiche a fini militari.
I primi giochi olimpici, risalgono nel776 a.C. ad Olimpia in Grecia. All’inizio era principalmente una manifestazione locale e veniva disputata unicamente un’antica gara di corsa. Poi si aggiunsero altri sport e i Giochi arrivarono a comprendere corsa, pugilato, lotta e pentathlon (equitazione, scherma, tiro a segno, nuoto 200mt e corsa 3.000mt).
I Giochi divennero lentamente sempre più importanti in tutta la Grecia antica, raggiungendo l’apice nel VI secolo a.C. e nel V secolo a.C. Le Olimpiadi avevano anche un’importanza religiosa, in quanto si svolgevano in onore di Zeus, una statua del quale si trovava ad Olimpia. I giochi si tenevano ogni quattro anni e il periodo divenne noto come Olimpiade, addirittura per tutta la durata dei giochi, tre giorni venivano sospese le guerre in tuttala Grecia (Tregua Olimpica). La competizione più famosa di tutte è in assoluto la Maratona, 42 chilometri e195 metri, distanza tra la Città di Maratona ed Atene. Filippide un soldato greco, portò a termine la corsa per annunciare al consiglio, che i persiani erano stati sconfitti, morendo poco dopo stremato dalla fatica. In ricordo di questo evento la gara di Maratona è stata inserita nell’olimpiade moderna svoltasi per la prima volta nel 1896 ad Atene; la distanza di 42 km195mt fu decisa dopo aver calcolato con strumenti moderni la distanza che aveva percorso Filippide, più precisamente lungo il percorso che va dal ponte di Maratona allo stadio Panathinaiko di Athene. Nello stesso periodo il numero di sport contemplati erano 5 (atletica leggera, ciclismo, scherma, ginnastica e nuoto).
Ancora oggi l’evento sportivo più atteso e seguito al Mondo è il Gioco delle Olimpiadi, negli anni si sono aggiunti molti sport sia individuali che di squadra, 26 discipline ai Giochi Olimpici estivi e 7 attività ammesse ai Giochi Olimpici invernali.
Sport nel programma olimpico
Reputo fondamentale ogni tipo di sport si voglia intraprendere, sia individuale che di squadra. Nel primo caso l’atleta, nonostante sia seguito dal personal trainer, e faccia comunque parte di una squadra, svolge allenamenti molto duri e spesso in solitario. I parametri per migliorare sono confrontati con se stesso, grazie al monitoraggio di strumenti tecnologici, come ad esempio il cronometro, ed il cardiofrequenzimetro spesso integrato ad un orologio gps da polso. Questi strumenti di precisione, localizzano l’esatta posizione dello sportivo, calcolando le distanze e calorie consumate. Negli sport individuali oltre al fisico, è messo a dura prova anche lo stato psicologico dell’atleta, perché durante una competizione è solo, ed il carico di tensione e responsabilità è molto alto. L’atleta durante le gare, ed in particolare alla partecipazione dell’evento sportivo più atteso, le Olimpiadi, si sente maggiormente responsabile della sua performance. Infatti deve trovare riscontro con la lunga preparazione portata a termine nei mesi addietro, e sa che non dovrà deludere i propri allenatori, tifosi e la bandiera del paese di appartenenza per la quale “si batte”! Senza nulla togliere agli sport di squadra, l’individuo mentre gareggia da solo, credo abbia una capacità maggiore di introspezione psico-fisica ed un senso di determinazione molto forte, in quanto la sfida prima di tutto è con se stesso. Ci tengo a ricordare Jury Chechi “il Signore degli Anelli”, (www.jurychechi.it) che ho avuto la fortuna di conoscere, ginnasta nato a Prato dell’anno 1969. Da bambino, piccolo di statura e magrolino, non è certo dotato di un fisico ![]() ![]() ![]() Da qualche anno mi sono appassionato all’atletica leggera, in particolare al podismo. Ho partecipato ad alcune competizioni con distanze 10km/15km ed alcune mezze maratone (km 21,097), il mio miglior tempo per quest’ultima distanza, è 2:05 ore, ma si può fare molto meglio, c’è chi ci impiega la metà, dipende dall’impegno che ci si mette e dai risultati che si vogliono ottenere. Per raggiungere degli obiettivi, è necessario non solo impegnarsi moltissimo, ma stilare un programma, metterlo in pratica e monitorarlo. Il 15 aprile 2012 ho deciso di partecipare alla mia prima maratona di Milano (Milano City Marathon), con l’intento di completarla, dedicando l’immenso sforzo a Giorgia, mia figlia ancora in grembo. Per questo evento, ho preparato un programma di quasi tre mesi di allenamento specifico alla sera attorno al quartiere con “piletta” sulla fronte. Sono soggetto a problemi di cartilagine al ginocchio, in più accuso spesso crampi alle gambe, che mi aggrediscono già nei primi chilometri di corsa, e l’idea di riuscire a percorrere 42,195km a volte è stato un miraggio. Il pensiero di correre per la nuova Vita di mia figlia e contribuire solidalmente alla “maratona delle maratone” di Elena con la sua gravidanza, mi ha regalato nuove gambe e nuovi muscoli durante quegli allenamenti. Il giorno fatidico, assieme agli amici fraterni Carlo e Luisa, che mi hanno incoraggiato e sostenuto, abbiamo condotto quella che era la sfida sportiva e significativa più importante della mia Vita. Condizioni meteo pessime, dolori su ogni centimetro della mia pelle, crampi gestiti non so come, ed al 30°km, dopo oltre 3 ore di corsa la crisi psicologica. In quei momenti durante gli sforzi, ho capito che il fisico e la preparazione, giocano un ruolo molto importante, ma quello della mente è fondamentale per concludere le competizioni. Dopo qualche chilometro di recupero e sconforto con il pensiero di non farcela, ho incontrato Alessandro e Monica, anche loro con lo stesso obiettivo, arrivare al traguardo. Stremati e inzuppati, causa pioggia battente per tutto il giorno, ci siamo avvicinati visto che l’andatura era simile, ed abbiamo percorso gli interminabili chilometri rimasti, con le ultime forze a disposizione. Ci siamo incitati a vicenda scambiandoci parole di conforto per distogliere la mente dal dolore, concludendo la nostra dura prova, tagliando il traguardo per mano come amici di sempre. Una volta realizzato che era davvero finita, (4,57h) ci siamo abbracciati pieni di felicità con un forte senso di commozione. Nulla a confronto di grandi imprese come l’attraversamento dei deserti, o le scalate dove l’ossigeno viene a mancare, ma non importa, questa era la mia grande sfida per la cosa più bella che mi poteva capitare la nascita di mia figlia!
Intervista da il quotidiano LIBERO La vita è un percorso lungo, dal quale s’impara sempre qualche cosa, eppure siamo consapevoli che moriremo ignoranti perché non si può imparare tutto. Quanto mi è accaduto mi ha arricchito di esperienze che altrimenti avrei completamente ignorato. Certo ci sono state molte difficoltà, ma anche tante soddisfazioni e alla fine non ho alcun rimpianto per quello che mi è accaduto”.A.Zanardi
Un’altra icona di Vita è sicuramente Beatrice Vio “Bebe” (www.facebook.com/BeatriceVioOfficialPage) una ragazza veneta del ‘97, giovane promessa della scherma, nel 2008 dopo essere stata colpita da una meningite fulminante che le causò una terribile crisi settica, nel giro di poche ore, devastò il suo corpo con delle emorragie interne subendo l’amputazione degli arti superiori ed inferiori. Nonostante il dramma, Bebe non ha perso il sorriso, la forza di Vivere e la passione per il suo amato sport, continuando ad allenarsi raggiungendo importanti traguardi. Anche per lei l’appuntamento è a Londra 2012 come tedofora alle Paraolimpiadi. Nel corso degli anni, è divenuta tradizione far compiere a famosi atleti o ex-atleti, l’ultimo tratto con la fiaccola olimpica! Venerdì 11 Maggio 2012 – 12:13 BRUXELLES- «Sono fortunata», con queste parole Beatrice Vio, giovane promessa della scherma a cui le sono state amputate gambe e braccia, ha commosso il parlamento europeo. Fabrizio Macchi, ancora giovanissimo all’età di 16anni scoprì, dopo aver preso un colpo al ginocchio il cui dolore non passava, di avere un tumore osseo. Nonostante i numerosi interventi e i cicli di chemioterapia a sedici anni subì l’amputazione della gamba sinistra. Lasciato l’ospedale iniziò a praticare diversi sport. Nel 1991 partecipò alla maratona di New York mentre tra il 1993 e il 1995 vinse tre campionati italiani nel salto in alto e altrettanti nel salto in lungo. Nel 1996 fu apripista di Alberto Tomba ai campionati del mondo del Sestriere e l’anno successivo vinse la medaglia di bronzo ai campionati del mondo di canottaggio. Passato al ciclismo, e attivo sia su pista che su strada, ha vinto, ad oggi, 10 medaglie Mondiali oro nel 2009 e 2010 a cronometro. Nel 2011 sul Velodromo di Montichiari conquista l’argento nell’inseguimeto. Sempre nel 2011 a Roskilde – Danimarca argento nella cronometro. 4 medaglie Europee e 26 Campionati Italiani. Ha partecipato ai giochi paralimpici nel 2000 a Sydney, nel 2004 ad Atene in cui vinse la medaglia di bronzo nell’inseguimento LC 3 e nel 2008 a Pechino. dal sito ufficiale www.fabriziomacchi.com
Altri ancora, sono i nomi noti di persone straordinarie come loro, ma tanti ancora sono sconosciuti, forse non praticano sport a questi livelli, oppure per niente, ma una cosa c’è l’hanno in comune, la forza di affrontare la Vita cercando di vedere Sole sempre e comunque! Gli Sport paralimpici, con un termine generico, comprendono una vasta gamma di attività sportive per persone con disabilità fisiche. Consentono a molte persone con disabilità fisiche, partecipare ad attività sportive e ricreative a vari livelli. Questi sport sono organizzati e gestiti sotto la supervisione del Comitato Paralimpico Internazionale (International Paralympic Committe, IPC) e di altre federazioni sportive internazionali. Il medico britannico Ludwig Guttmann, organizzò una competizione sportiva nel 1948, conosciuta come Giochi di Stoke Mandeville, per veterani della seconda guerra mondiale con danni alla colonna vertebrale; nel 1952 anche atleti olandesi parteciparono ai giochi, dandogli un carattere internazionale. La competizione prendeva il nome da, Stoke Mandeville la cittadina del Buckinghamshire che ospitava annualmente tali gare. Nel 1958 il medico italiano Antonio Maglio, direttore del centro paraplegici dell’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL), propose a Guttmann di disputare l’edizione del 1960 a Roma, che nello stesso anno avrebbe ospitato la XVII Olimpiade. I “IX Giochi Internazionali per Paraplegici” di Roma 1960, ovvero la nona edizione internazionale dei Giochi di Stoke Mandeville, vennero posteriormente riconosciuti come i Giochi Paralimpici estivi nel 1984, quando il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) approvò la denominazione “Giochi Paralimpici”. Discipline ai Giochi paralimpici estivi
Discipline ai Giochi paralimpici invernali
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